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Envision Platinum per il progetto di riqualificazione della Statale 337
Intervista a Sara Padulosi – Responsabile Architettura, Ambiente e Valorizzazione del Territorio di ANAS
Il progetto, a cura di ANAS Gruppo Ferrovie dello Stato, dell’intervento infrastrutturale sulla Strada Statale 337 DELLA VAL VIGEZZO riguarda l’adeguamento, riqualificazione e messa in sicurezza della S.S. 337 dal km 23+900 al km 29+668 per una lunghezza di circa 5 km interamente ricadenti nel Comune di Re, in Piemonte, ha ottenuto il Platinum Award secondo il Protocollo Envision.
Quali fattori hanno spinto ANAS a candidare l’intervento della S.S. 337 al Protocollo Envision e a puntare direttamente al livello Platinum? Vi aspettavate questo risultato?
Come noto, oggi il tema della sostenibilità è un elemento driver nella progettazione e realizzazione di una infrastruttura stradale oltre ad essere una delle principali mission di Anas. In quella che è definibile come l’era della sostenibilità, rispetto alla quale il quadro normativo declina in maniera più rigorosa e complessa l’applicazione dei principi di sostenibilità per le opere, diventa primario il dare impulso e valorizzare le best practice progettuali e costruttive di una infrastruttura stradale.
Quindi per Anas l’esigenza di confrontarsi con uno strumento che permetta di misurare la sostenibilità in maniera oggettiva, come è il protocollo Envision, ha cominciato a farsi sentire già da tempo sia per mettersi in gioco rispetto agli standard progettuali che Anas già applica alla progettazione e realizzazione delle infrastrutture stradali sia per riscontrare l’effettiva attuazione di approcci sostenibili.
I principali fattori che hanno spinto a candidare al Protocollo Envision, come prima esperienza, proprio la S.S. 337 della val Vigezzo direi che possono essere sintetizzati nei seguenti tre: tempo-complessità-interesse.
Il fattore tempo, inteso come necessità di avviare il primo processo di certificazione nel breve termine, ha orientato la scelta del progetto verso una fase avanzata della progettazione, come quella della S.S. 337 della Val Vigezzo, permettendo anche di esaminare il livello di performance di un progetto sviluppato fino ad allora senza l’ausilio del Protocollo ma seguendo gli standards di Anas.
Inoltre, come prima esperienza di applicazione del Protocollo, si è preferito orientare la preferenza a favore di un intervento che non fosse eccessivamente complesso ma allo stesso tempo completo di tutti quegli elementi di progettualità che il protocollo Envision chiama a valutare.
In ultimo, la scelta di una infrastruttura che fosse di interesse oggettivo ha trovato concretezza nella S.S. 337 Val Vigezzo in quanto questa strada rappresenta una delle direttrici importanti di collegamento con la Svizzera, rientrando nella rete viaria nazionale di antica realizzazione.
Se ci aspettavamo il Platinum come risultato? Diciamo che fino all’ultimo non ne avevamo la certezza, in quanto benché la valutazione preliminare fosse già in linea con un livello minimo di sostenibilità, arrivare al Platinum è stato un obiettivo davvero sfidante. Infatti, prima di avviare la certificazione sul progetto esecutivo, è stato fondamentale effettuare il Preliminary Assessment sul progetto definitivo per capire il livello di partenza. L’esito di questa fase di verifica ha evidenziato che il progetto definitivo raggiungeva già un 24% in più di livello di sostenibilità rispetto ad una baseline, senza che fino a quel momento si fosse scelto di applicare il protocollo ma mettendo semplicemente a terra gli standard e le best practices che guidano la progettazione di Anas da ormai diversi anni.
L’esito del livello potenziale emerso dal Preliminary Assessment ha prefigurato un 54% in più di sostenibilità, assimilabile ad un Platinum, permettendo quindi di definire fino a che punto spingere la progettazione nella fase esecutiva per alzare al massimo il livello di performance. Tale risultato è stato confermato dal livello di certificazione perseguita.
Quali criteri Envision (governance, resilienza, qualità della vita, tutela del paesaggio, ecc.) sono risultati determinanti per il conseguimento del punteggio massimo e perché?
Le categorie Quality of life e Resource Allocation sono state determinanti per il conseguimento del massimo punteggio. Infatti, sono le categorie in cui si riscontrano le percentuali più alte di punteggio perseguito rispetto al totale: 63% e 64% rispettivamente. Natural Word e Climate and Resilience sono categorie in cui sono stati raggiunti ottimi risultati, che “conquistano” la metà dei punti disponibili (quindi sempre verso un potenziale livello platinum) e i cui limiti nel perseguimento di ulteriori punti sono dovuti alla natura e al contesto dei luoghi in cui il progetto si colloca. In ultima, ma comunque buona, posizione rispetto alle altre categorie è stata la Leadership. Tale distribuzione dei punteggi nelle 5 categorie Envision restituisce l’evidenza di quali sono state le performance di sostenibilità in cui la progettazione esecutiva della “S.S. 337 DELLA VAL VIGEZZO. Adeguamento e riqualificazione tra Re e Ponte Ribellasca” è riuscita ad ottenere maggior successo: se infatti, dal punto di vista della leadership, il progetto è stato in parte penalizzato dalla ricostruzione delle evidenze di un processo di pianificazione e collaborazione avvenuto nei precedenti livelli progettuali, i crediti relativi al Quality of life e Resource allocation sono stati affrontati con determinazione e proattività al fine di prevedere tutte le azioni progettuali di dettaglio che sia in fase di operation che nella futura fase di construction potessero garantire le migliori perfomance di sostenibilità del progetto esecutivo della Val Vigezzo. Temi come l’impatto positivo sulla qualità della vita e le ricadute economiche del territorio in cui si colloca il progetto, la salvaguardia delle risorse idriche, il risparmio di suolo, l’uso sostenibile delle risorse per la realizzazione dell’opera, l’adozione di politiche per la corretta identificazione e allocazione delle risorse necessarie alla realizzazione, sono stati valutati con grande accuratezza secondo i criteri del Protocollo.
In un’area complessa come la Val Vigezzo, quali soluzioni avete adottato per coniugare sicurezza stradale, protezione ambientale e dialogo con la comunità locale?
La principale esigenza affrontata dal progetto riguarda sicuramente l’incremento della funzionalità, della fruibilità e della sicurezza dell’attuale sede stradale ma le scelte progettuali adottate sono state guidate dai bisogni e dagli obiettivi delle comunità locali interessate dall’opera nonché dal rispetto del contesto ambientale attraversato dall’opera. Infatti, il progetto si colloca in un ambito territoriale a vocazione turistica di natura anche transfrontaliera, con una diffusa presenza di itinerari di mobilità lenta, in contesto tipicamente montano, caratterizzato dalla presenza di pareti rocciose molto acclivi, talvolta anche aggettanti e dalla presenza della ferrovia Vigezzina in alcuni tratti in stretto affiancamento alla viabilità di progetto.
Sono state previste soluzioni progettuali volte a garantire la maggiore sicurezza stradale, perseguita attraverso accorgimenti tecnici di geometrizzazione e prestazioni del tracciato, il ricorso a gallerie per eliminare rischi geologici, l’adozione di barriere di sicurezza stradali performanti per la stretta vicinanza con la ferrovia , e anche la costante operatività della strada esistente, progettando una fase di cantiere che massimizzi il riutilizzo delle risorse e limiti le chiusure al traffico alle sole fasi di varo , e progettando un’opera che rispetti la sensibilità paesaggistico ambientale dei luoghi. Particolare attenzione è stata posta al contesto paesaggistico in cui si inserisce l’opera, con la creazione di aree di sosta panoramiche, percorsi di mobilità dolce, landmark, qualità architettonica delle opere d’arte e al contesto ambientale attraversato con l’inserimento di opere a verde autoctone e non invasive, inserimento di presidi idraulici che assolvono alla funzione di trattare le acque di prima pioggia, interventi di recupero delle aree di cantiere e ripristino delle piste, interventi di mitigazione in fase di cantiere.
Le esigenze e gli obiettivi posti alla base del progetto sono perseguiti mediante l’adozione di metodologie che consentono di attuare una progettazione integrata, monitorare l’intero ciclo di vita di un’opera, riorganizzare ed automatizzare i flussi di attività in ambiente collaborativo che coinvolga tutti gli stakeholder, rendendo trasparenti degli standard progettuali dichiaratamente orientati alla sostenibilità delle infrastrutture.
Che insegnamenti trae ANAS da questa esperienza e come intende replicare o migliorare l’approccio Envision nei futuri progetti infrastrutturali?
L’esperienza Envision sulla S.S. 337 Val Vigezzo, se da un lato ha confermato l’impegno e le alte competenze di Anas, oltre che del progettista, nel mettere a terra la progettualità di una infrastruttura stradale in linea con gli obiettivi di sostenibilità previsti dal quadro normativo e perseguiti dallo stesso protocollo dall’altro è stata uno stimolo e una fonte di opportunità sotto vari aspetti.
Sicuramente l’impulso continuo per il Team di progettazione nell’alzare la performance della progettualità è stato sollecitato proprio dalla struttura dello stesso protocollo, che prevede il raggiungimento di vari livelli di soddisfacimento per ciascun credito attraverso la misurabilità di specifici parametri e un punteggio che va da un minimo ad un massimo. Non di meno, il conseguimento dei crediti connessi con la Leadership ha portato ad una gestione più efficace ed efficiente dell’intero processo.
Per di più, il fatto di misurare parametri specifici, orientati verso obiettivi comuni e condivisi attraverso un protocollo, ha generato una sorta di linguaggio progettuale comune per tutti agli attori coinvolti nel processo durante tutta la filiera della messa a terra dell’infrastruttura, favorendo il raggiungimento degli obiettivi e la valorizzazione di scelte che spesso fanno parte del processo e del progetto ma che non sempre vengono esternalizzate. In tal modo si è generata anche una facilitazione del dialogo tra il committente, il team di progetto e tutti gli stakeholder a vario titolo coinvolti e un nuovo modo di raccontare il progetto attraverso un approccio condiviso e sistemico fondato sui principi della sostenibilità economica-sociale-ambientale di cui i 64 crediti ne oggettivano l’essenza.
Inoltre, in un’azienda complessa come Anas ma immagino anche in altre Società, il protocollo è sicuramente uno stimolo ad instaurare sinergie tra le diverse strutture organizzative, non solo quelle coinvolte direttamente nel Team di progetto ma anche quelle più marginali che tuttavia sono necessarie per perseguire in toto i crediti anche in un’ottica più ampia di intero ciclo di vita dell’opera.
Questa esperienza ha dato dunque ad Anas la possibilità di testare una valida metodologia sicuramente replicabile su altri progetti oltre che di acquisire informazioni utili alla valutazione di sostenibilità degli investimenti in generale.
Stiamo già andando avanti in questa applicazione, mettendo a sistema le competenze sviluppate e replicando l’esperienza in maniera più ampia su altri progetti soprattutto a partire già dalle fasi preliminari della progettazione e della concertazione con il territorio e gli stakeholder, nell’ottica di mettere a terra infrastrutture non solo ben progettate ma anche giuste rispetto a quelle che sono le esigenze e le attese della collettività. La recente stipula da parte di Anas di un Accordo Quadro con l’Ente certificatore testimonia l’interesse concreto di Anas nel voler proseguire con l’applicazione del protocollo in maniera sempre più standardizzata e non solo su alcuni interventi.
Va da sé che la sfida per Anas, d’ora in poi, sarà anche e soprattutto quella di attuare un adeguato monitoraggio nella fase di cantiere per far sì che l’opera venga realizzata assicurando tutti i criteri di sostenibilità, quindi vigliare sulle imprese e calibrare bene i contratti di appalto.
Guardando oltre la S.S. 337, quali soluzioni — dall’uso di materiali riciclati e asfalti a basse emissioni all’integrazione di sensoristica per monitoraggio e resilienza climatica — rappresentano le prossime tappe della vostra strategia per ridurre l’impronta ecologica della rete viaria nazionale?
La progettazione delle infrastrutture stradali, anche secondo gli orientamenti normativi attuali, sta cambiando il proprio paradigma a favore della centralità dei principi di valorizzazione del territorio promuovendo scelte di indirizzo che puntano alla sostenibilità, alla decarbonizzazione, alla resilienza delle opere ai fenomeni di cambiamento climatico. L’ingegneria tradizionale amplia il proprio orizzonte verso nuove competenze finalizzate a studi di Life Cycle Assesment delle infrastrutture, modellazioni territoriali ed analisi sugli effetti dei fenomeni da cambiamento climatico sulle opere. L’emanazione del Decreto CAM (Criteri Minimi Ambientali), chiede di sviluppare tutti questi elementi a partire dal primo livello di Progettazione per poi traguardare la fase di realizzazione dell’Opera. Il tema ricorrente dell’End of waste per la transizione ecologica richiede dunque che il progetto debba promuovere azioni concrete volte al reimpiego delle terre da scavo (ingegneria dei materiali) in un processo di circolarità delle materie, valorizzando così la sostenibilità economica delle opere, con riduzione del conferimento a rifiuto (obbiettivo rifiuto 0).
La predisposizione della Linea Guida Life Cycle Assement, (LCA) emessa nei primi mesi di quest’ anno, è stata immediatamente testata per il dimensionamento del contenuto di CO2 equivalente prodotto dalla realizzazione e dalla gestione di una nostra infrastruttura stradale, considerando un periodo di vita utile della stessa pari a 50 anni.
Nello specifico, è stato preso in esame come caso studio la SS 16 “Adriatica” in provincia di Ravenna, principalmente nel comune di Alfonsine in località Taglio Corelli.
La metodologia sperimentata, ha consentito Anas di calcolare le emissioni non sulla base di modelli precostituiti ma su specifici valori derivanti da input progettuali, capitolati prestazionali, piani manutentivi concreti e applicati davvero all’opera specifica, un approccio oggettivo e misurabile e soprattutto indipendente da specifici software di indirizzo.
Qual è la strategia di ANAS sulla sostenibilità e come il protocollo Envision può aiutare?
La sostenibilità è uno degli elementi essenziali per lo sviluppo delle nuove infrastrutture stradali.
Gli obiettivi che Anas si prefigge per raggiungerla sono sicuramente sfidanti, anche perché oggi il quadro normativo europeo ci chiama a renderne conto concretamente, soprattutto alla luce del Nuovo Codice degli Appalti nonchè del recente Decreto CAM strade.
Certamente, nell’ambito della progettazione delle infrastrutture stradali, il protocollo Envision è uno strumento che aiuta ad accrescere il valore del progetto qualificandone la sostenibilità in modo credibile, misurabile e riconoscibile, rafforzando la qualità tecnica e progettuale, migliorando la comunicazione verso l’esterno e consolidando la legittimità presso enti, istituzioni e portatori di interesse.
Per questo molti dei criteri Envision risultano oggi inseriti nella progettazione di Anas. Lo stesso Manuale di Progettazione prevede l’applicazione del protocollo sin dalle prime fasi del processo progettuale, così come le LLGG Envision Anas applicate alle infrastrutture stradali recentemente redatte rappresentano un utile strumento di indirizzo sia all’interno di Anas che verso gli operatori esterni.
L’attenzione che pone Anas verso i principi di sostenibilità viene attuata sin dalle prime fasi del processo di progettazione, già dai Quadri Esigenziali e dal Docfap, consentendo di integrare in modo coerente gli obiettivi ambientali nelle scelte tecniche e localizzative, evitando interventi frammentari e contribuendo alla definizione di progetti realmente orientati alla sostenibilità.
La sostenibilità di una infrastruttura stradale è anche strettamente connessa con il territorio, con chi vivrà quell’opera e diventa elemento chiave per realizzare un’infrastruttura moderna, efficace ed efficiente. In tal senso la SS 337 Val Vigezzo, come opera misurata con il protocollo Envision, diventa non solo un buon progetto di messa in sicurezza di una strada esistente ma un intervento più ampio strettamente legato a quel territorio, calibrato sull’ascolto e il coinvolgimento sistematico e strutturato degli stakeholder e raccolta dei feedback, che in ottica di opportunità ha saputo valorizzare le scelte progettuali come ad esempio quelle finalizzate a ridurre l’impronta ecologica e gli impatti sugli habitat, il recupero dei tratti dismessi della viabilità ai fini della fruizione con la mobilità lenta e la massimizzazione del reimpiego dei materiali .
La misurabilità è sicuramente uno degli elementi fondamentali, anche rispetto agli obblighi del quado normativo. Oggi il Nuovo Codice Appalti impone al progettista di sviluppare nuovi studi in tema di sostenibilità che sono anche elementi del Protocollo. Questi nuovi elementi non sono solo adempimenti normativi ma diventano strumenti progettuali in cui la sostenibilità è concretamente integrata nella progettazione e che, se ben costruiti, agevolano l’intero percorso autorizzativo e semplificano i processi. In tal senso ANAS ha recentemente sviluppato le linee guida Relazione di Sostenibilità, Life Cycle Assessment e CAM come strumenti operativi per indirizzare progettisti ed enti al fine di garantire coerenza e chiarezza, riducendo incertezze e margini di discrezionalità nei procedimenti autorizzativi.
