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Restyling delle stazioni ferroviarie: intervista ad Antonello Martino, RFI

Antonello Martino ricopre il ruolo di Responsabile ingegneria e investimenti presso RFI Rete Ferroviaria.

 Oggi le stazioni ferroviarie sono un elemento di valore nell’ambito di un percorso di rigenerazione urbana. Come è cambiato l’approccio progettuale negli ultimi 10 anni?

Le Stazioni nascono nell’800 come nodi della rete dei trasporti ma nel tempo si sono adattate ai mutamenti degli stili di mobilità e si sono evolute rispondendo alle esigenze del territorio in cui sono inserite.

In particolare, negli ultimi 10 anni il cambiamento è stato ancor più accentuato e velocizzato dallo sviluppo tecnologico e oggi il concetto di Stazione è in una fase di profondo rinnovamento: la Stazione del futuro potrà essere promotrice di un nuovo valore sociale, diventando un “luogo in cui stare” rafforzando la sua funzione di spazio attrattivo di alta qualità pur mantenendo il suo ruolo di “luogo di transito” realizzato per il viaggio e per una sempre maggiore interconnessione tra le diverse modalità di spostamento – pedonali, ciclabili, sharing mobility.

In quest’ottica generale stiamo progettando la riqualificazione delle Stazioni presso le quali svolgere attività di coworking, inserire funzioni di pubblica utilità come studentati e residenze universitarie in accordo con le Università e con gli Enti Regionali per il Diritto allo Studio Universitario. Prevediamo spazi dedicati agli ambulatori medici, alle parafarmacie, ai punti di ritiro dell’e-commerce, e il potenziamento di punti di infomobilità e di wayfinding finalizzato, ad esempio, alla promozione di musei, monumenti ed iniziative culturali. Per realizzare tutto questo, ovvero per mettere le Stazioni al servizio della collettività, è necessaria una costante attività di informazione, di confronto e di coinvolgimento degli Enti locali, e di tutti gli stakeholder, per individuare le principali esigenze del territorio e perseguire indirizzi comuni e scelte condivise.

 

I progetti di riqualificazione

I due progetti di rinnovo e restyling delle stazioni di Cattolica-San Giovanni Gabicce e Pesaro fanno parte di un progetto complessivo più ampio che riguarderà anche altre stazioni?

Le Stazioni di Cattolica-San Giovanni Gabicce e Pesaro sono parte della più ampia strategia di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Capogruppo di settore del Polo Infrastrutture del Gruppo FS Italiane, che ha avviato il Piano Integrato Stazioni (PIS) per la riqualificazione di oltre 600 stazioni su tutto il territorio nazionale; tra queste, quelle più grandi in cui si muove circa il 90% dell’utenza, ma anche Stazioni medio – piccole di particolare rilevanza in relazione alle  richieste espresse dalla collettività e dagli stakeholder istituzionali. Tra gli obiettivi del PIS, il potenziamento degli interventi dal punto di vista della sostenibilità, sempre più orientati al perseguimento di elevati standard ambientali. Per poter raggiungere questi traguardi, richiesti anche dal PNRR e non solo, stiamo provvedendo alla redazione di documenti di indirizzo per l’applicazione di metodologie e protocolli di sostenibilità nell’ambito delle attività di progettazione e realizzazione di nuove Stazioni o degli interventi in quelle esistenti. L’obiettivo è misurare, rendicontare e comunicare verso gli stakeholder, attraverso un processo che va dalle attività progettuali a quelle realizzative, in accordo con i recenti obiettivi della tassonomia ambientale europea.

 

Quanto conta oggi il tema della sostenibilità quando si tratta di definire un progetto infrastrutturale come una stazione?

Per RFI la sostenibilità economica, ambientale e sociale è un fattore strategico strutturale e uno dei criteri orientativi di tutte le attività promosse. Gli ambiti di intervento dei progetti di restyling delle Stazioni riguardano i Fabbricati Viaggiatori, spesso edifici storici sottoposti a tutela mediante vincoli da parte degli Enti preposti, e le aree esterne agli scali ferroviari riprogettate incrementando le aree pedonali e quelle a verde e potenziando gli impianti  di illuminazione per restituire alla collettività luoghi vivibili, sicuri e piacevoli che promuovano l’inclusione sociale, il benessere e che rispondano ai bisogni espressi dalla città. Progettiamo le Stazioni affinché siano accessibili alle Persone con mobilità ridotta, intendendo non solo le persone con disabilità permanente e temporanea, ma anche gli anziani, i genitori con bambini, coloro che viaggiano con bagagli pesanti, etc.

Alla base del nuovo modello di Stazione, infatti, ci sono i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) e applichiamo, nei progetti e in fase di cantiere, il dettato normativo italiano (CAM-Criteri Ambientali Minimi) e quello europeo (DNSH), implementati con l’utilizzo dei più recenti sistemi di rating della sostenibilità.

Abbiamo in corso tavoli di confronto, sempre più frequenti, con enti certificatori per i protocolli Envision, LEED v4 D+C Transit Station e GBC Historic Building e stiamo procedendo con le registrazioni dei progetti.

 

La sinergia tra RFI, Comuni e stakeholder interessati ha costituito un elemento importante per la sostenibilità delle due opere? Come avete lavorato?

Per noi è prassi consolidata lavorare in sinergia con gli Enti locali e con tutti gli stakeholder interessati dal progetto di riqualificazione di una Stazione, che sia un hub di una grande città o lo scalo ferroviario di un piccolo borgo. Nei casi specifici di Cattolica e Pesaro, gli amministratori comunali e gli altri attori del territorio sono stati da subito resi partecipi dei progetti e si sta lavorando in stretta collaborazione. Ad oggi, infatti, sono stati avviati i cantieri. A Cattolica, oltre al recupero del Fabbricato Viaggiatori, saranno riorganizzate le aree esterne, favorendo un miglioramento della vivibilità dell’intera area; si opererà inoltre un’importante opera di ricucitura del tessuto urbano.

Anche la città di Pesaro assisterà a un cambiamento importante del proprio scalo ferroviario, centro di un sistema di Mobility as a Service integrato e sostenibile; le due parti di città, divise dal fascio binari, saranno messe in collegamento.

Quelli di Pesaro e Cattolica sono stati scelti da RFI come progetti pilota per la certificazione Envision; ad oggi sono circa trenta le Stazioni in quasi tutte le Regioni italiane per le quali è iniziato l’iter che ci auguriamo porterà all’avvio della procedura di applicazione del protocollo. Pensiamo ad esempio al progetto della Stazione di Venezia Mestre, attualmente in fase di registrazione, che nei prossimi mesi concorrerà alla fase di certificazione Envision. Opereremo un’importante riqualificazione urbana dell’intera area, attraverso la realizzazione di una piastra sopraelevata di scavalco del fascio binari, elemento essenziale di ricucitura tra Mestre e Marghera; potenzieremo intermodalità e servizi dedicati a viaggiatori e cittadini, riqualificheremo le aree esterne e miglioreremo l’accessibilità al complesso stazione.

 

L’importanza di Envision

Envision prende in considerazione diversi criteri per misurare la sostenibilità di una infrastruttura. Esistono delle priorità o si tratta nel complesso di elementi tutti fondamentali e decisivi?

La certificazione Envision abbraccia tutto il processo di progettazione, cantierizzazione e costruzione della Stazione permettendoci di valorizzare, in tutti gli step da noi governati, i temi di sostenibilità che RFI e tutto il Gruppo Ferrovie Italiane persegue nelle proprie attività.

I diversi criteri presi in considerazione da Envision sono tutti ritenuti estremamente importanti. Abbiamo comunque macroaree di impatto, secondo cui si valuta la sostenibilità del progetto, che perseguiamo facilmente lavorando per un’infrastruttura puntuale qual è la Stazione, altre su cui stiamo lavorando e su cui ci stiamo sempre più strutturando.

Pensiamo ad esempio alle attività consolidate che portiamo avanti per soddisfare i crediti della macroarea quality of life, cioè il miglioramento della qualità della vita della comunità legata al progetto infrastrutturale. Riusciamo a centrare questo obiettivo grazie agli studi trasportistici alla base dei nostri concept, alle decisioni sulle dotazioni delle Stazioni e alle diverse interlocuzioni con gli Enti, i Comuni e tutti gli stakeholder coinvolti, al centro della nostra mission e del nostro operare.

Stiamo portando avanti, parallelamente, una serie di studi e ricerche per rispondere al meglio ai crediti legati alla macroarea climate resilience; sono in avvio e in atto su diverse Stazioni del territorio valutazioni di vulnerabilità e dei rischi legati al clima per avere a disposizione una mappatura sempre più estesa, ampia e completa volta favorire un maggiore adattamento e resilienza ai cambiamenti climatici degli scali ferroviari.

 

Quali sono i vantaggi che vi aspettate di ottenere dall’applicazione del protocollo in termini di benefici per il territorio e le comunità?

Il protocollo Envision contribuisce a innalzare i livelli di sostenibilità dei nostri interventi e genera consapevolezza e informazione verso la collettività rispetto a quali sono le attività e gli interventi che RFI pensa nella fase di concertazione, di progettazione e realizza nella fase di cantiere.

Inoltre, la corretta applicazione del protocollo viene valutata da un Ente terzo, che determina e certifica un’effettiva e oggettiva qualità dell’intervento stesso.

Garantisce infine la corretta gestione del cantiere in termini di basso impatto sull’ambiente e la selezione di materiali ottenuti attraverso un ciclo produttivo in linea con i più recenti criteri di sostenibilità in materia di emissioni di gas climalteranti e costituiti da sostanze basso emissive in modo da ridurre al minimo il fenomeno dell’inquinamento indoor. Questi sono solo alcuni dei benefici ottenuti, unitamente a quelli già menzionati in precedenza.

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