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L’importanza del protocollo Envision nella cultura della sostenibilità

Il protocollo Envision, nato nel nord degli Stati Uniti dal lavoro congiunto dell’Institute for Sustainabele Infrastructure (ISI) di Washington e lo Zoffnass Program dell’Università di Harvard, è stato portato in Italia e in Europa da ormai circa otto anni, grazie ad un accordo sinergico tra ICMQ ed ISI.

Quanto pesa la sostenibilità?

Nel corso degli ultimi anni c’è stato un forte impulso ed una maggiore attenzione alla sostenibilità, complici anche la veloce evoluzione del cambiamento climatico da un lato, il PNRR dall’altro, che richiedono infrastrutture sempre più resilienti e adattabili e la possibilità, sempre maggiore, di poter misurare la sostenibilità di un’opera infrastrutturale per valutarne gli impatti sotto il profilo economico, sociale e ambientale.

Envision ha, quindi, iniziato ad assumere un ruolo fondamentale nella cultura e nel panorama italiano ed europeo della sostenibilità, poiché il suo approccio non è prescrittivo o meramente di calcolo, ma perché spinge l’utilizzatore ad alzare l’asticella, a implementare performance sempre più sostenibili, a guardare ad uno specifico elemento sotto molteplici e interconnessi aspetti, ad imparare ad utilizzare il linguaggio del protocollo come motore trainante di un progetto nei confronti di tutti gli attori coinvolti.

Ed è in questo panorama variegato e fervente che ha caratterizzato il 2023, che Envision, in Italia ed in Europa grazie a ICMQ e nel resto del mondo con ISI, è cresciuto e si sta diffondendo sempre più, in termini di professionisti qualificati, di progetti certificati, di documentazione tecnica prodotta, di Supporter, di conferenze, di dibattiti, e di importanza anche come strumento di interrelazione con la normativa esistente. La relazione di Sostenibilità del nuovo Codice Appalti, il Decreto DNSH, i CAM, sono alcuni degli esempi.

Oltre ai numeri importanti, una ulteriore novità dell’ultimo anno è la diversificazione del panorama di tipologie di infrastrutture che utilizzano Envision; non soltanto opere lineari come strade, autostrade e ferrovie, ma anche opere puntuali, come il progetto della BioPiattaforma che ha ottenuto la certificazione Platinum la scorsa primavera, o le stazioni ferroviarie viste come luoghi di trasformazione urbana, veri e propri progetti di ricucitura e connessione del e con il territorio. Ma anche opere in sotterranea, come le pipeline, oppure infrastrutture di trasporto come gli aeroporti.

Envision come modus operandi

Molti dei committenti che hanno progetti in corso di verifica, o altri per i quali il processo si è concluso, stanno attivando un vero e proprio percorso con il protocollo Envision, che dalla qualifica dei professionisti porta all’attività di verifica preliminare (preliminary assessment) – per appurare la conformità iniziale di un progetto ai requisiti Envision – fino alla sua successiva certificazione. Il passo immediatamente successivo è l’utilizzo del protocollo come strumento di progettazione, come modus operandi, per fare in modo che una specifica tipologia infrastrutturale possa essere pensata, progettata, costruita e gestita in ottica di sostenibilità, attraverso una metodologia internazionale come Envision.

Queste applicazioni, come le Linee Guida di RFI per le stazioni ferroviarie, o quelle di ASPI-Tecne per i progetti autostradali, offrono una visione più ampia di come poter applicare Envision all’interno della propria organizzazione, di come poter sfruttare le buone prassi per costruire e implementare la sostenibilità di un’opera, ma anche di come poter apprendere per la realizzazione di progetti futuri.

Integrando il protocollo a livello  corporate si possono, infatti, ottenere diversi benefici: da un miglioramento della collaborazione all’interno del team, ad una visione chiara e condivisa degli obiettivi di sostenibilità di un progetto, alla creazione di un linguaggio comune della sostenibilità, che permette a tutti gli attori coinvolti di porsi e porre le domande giuste.

Envision offre, quindi, la possibilità di costruire un dialogo attivo e costruttivo tra le parti in gioco, spingendo a guardare il progetto a 360°, prima in fase di pianificazione, poi in fase di progettazione, realizzazione e gestione, mantenendo quel fil rouge della sostenibilità che guarda agli aspetti sociali, ambientali ed economici.

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