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La prima autostrada italiana certificata Envision

Lo scorso marzo ICMQ ha completato la verifica del progetto del “Passante di Bologna” il sesto progetto italiano certificato secondo il Protocollo Envision ad ottenere il livello Platinum.

Il progetto, ad opera di Tecne, società di ingegneria del Gruppo Autostrade per l’Italia, è la prima infrastruttura autostradale a raggiungere questo importante traguardo, dimostrando come anche un progetto che di per sé può sembrare lontano dai concetti di intermodalità, mobilità dolce, o riduzione delle emissioni di CO2, in realtà sia in grado di perseguire obiettivi di sostenibilità che guardano agli aspetti sociali, ambientali ed economici.

Gli elementi di sostenibilità del progetto

Il progetto, registrato a novembre del 2021 (rif. Notiziario ICMQ N.104), prevede il potenziamento del tratto urbano dell’Autostrada A14 (Bologna-Bari-Taranto) attraverso la realizzazione di un ampliamento di 13 km del sistema viario esistente che mette in condizione sia di fluidificare il traffico di accesso alla città di Bologna, sia di mantenere i collegamenti con le direttrici A1 (Milano-Napoli) e A13 (Bologna-Padova).

Le caratteristiche che hanno permesso al Passante di Bologna di ottenere il livello Platinum si articolano su tutte e cinque le categorie del protocollo Envision (Quality of Life, Leadership, Resource Allocation, Natural World, Climate and Resilience) premiando, quindi, aspetti trasversali della sostenibilità.

Questo vuol dire che il progetto ha focalizzato l’attenzione non solo su aspetti puramente ambientali, ma anche sociali, agendo sulla concertazione e sul coinvolgimento del territorio e degli stakeholder, oltre che sulla condivisione delle scelte progettuali, che hanno permesso il raggiungimento di standard elevati nelle categorie della Quality of Life e della Leadership.

Il progetto ha, ad esempio, dimostrato una forte attenzione verso le peculiarità del territorio emiliano-bolognese, mantenendo viste e caratteri locali, o salvaguardando le specificità del paesaggio agrario storico, sia nella progettazione delle aree a verde che del tracciato vero e proprio.

Un ulteriore elemento è la connessione che il progetto ha creato con le altre modalità di trasporto dell’area urbana e interurbana del comune di Bologna, interconnettendosi con altri sistemi di mobilità sostenibile presenti o realizzandone di nuovi, come le piste ciclopedonali e i percorsi urbani e paesaggistici creati anche grazie alla galleria fonica di San Donnino, che permettono un aumento delle aree verdi e una ricucitura del contesto urbano che gravita attorno alla città di Bologna. Data la natura dell’infrastruttura, una forte attenzione è stata data anche al contenimento delle emissioni acustiche e di quelle in atmosfera.

Certificazione Envision e DNSH

Guardando alla regolamentazione Europea e al rispetto dei principi DNSH, c’è una stretta correlazione tra gli obiettivi del Decreto Tassonomia e il Protocollo Envision, che può essere visto come uno strumento utile alla misurazione e quindi alla rendicontazione. Il soddisfacimento dei crediti Envision nella valutazione dei livelli di achievement richiede, infatti, delle specifiche evidenze documentali che servono a provare il rispetto dei relativi requisiti; questo va quindi a favore del soddisfacimento degli obiettivi ambientali che richiede l’Europa in quanto la documentazione di conformità al Protocollo può essere utilizzata anche come esplicitazione e oggettivizzazione delle scelte progettuali.

Ad esempio, se pensiamo agli aspetti del progetto legati al potenziamento della mobilità sostenibile, la documentazione richiesta dal credito QL 2.2 (Encourage Sustainable Transportation), come ad esempio la creazione di programmi che favoriscano il trasporto multimodale, o la creazione di percorsi di mobilità dolce che si integrano con la pianificazione locale, può essere uno degli strumenti che permettono il raggiungimento dell’obiettivo I del Regolamento 2020/852 legato alla mitigazione ai cambiamenti climatici.

La certificazione Envision del progetto permette poi di conferire quel carattere finale di indipendenza alla autovalutazione del progettista, che fornisce maggiore oggettività e terzietà.

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