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La voce dei nostri supporter – Intervista a Francesco Silva

  1. La Sua adesione come Supporter di Envision Italia risale al 2019; nello stesso anno ha ottenuto la qualifica di Envision SP. Come è venuto a conoscenza del Protocollo Envision e dell’iniziativa promossa da ICMQ di portarlo in Italia?

Personalmente, come dopotutto sovente accade nell’odierna epoca contraddistinta dal digitale, sono giunto a conoscenza del Protocollo ENV per via indiretta, ossia tramite semplice navigazione in internet. Nel dettaglio, durante una periodica valutazione in rete di eventi formativi erogati da diversi organismi, alla ricerca non tanto di seminari di aggiornamento mirati alla mera acquisizione di CFP, ma di corsi di formazione strutturati capaci di incrementare la conoscenza individuale e, laddove possibile, rilasciare certificazioni dietro superamento di esami, visitando – nello specifico – la sezione “corsi” del sito ICMQ S.p.a., mi sono presto imbattuto, nella sezione “Infrastrutture sostenibili”, nel Corso di preparazione all’esame Envision SP. Mosso dall’interesse verso l’aspetto della sostenibilità evidenziato tra i contenuti trattati, mi sono premurato di condurre una rapida ricerca sul Protocollo, per poi partecipare al corso formativo e divenire Supporter ENV. L’interesse e l’entusiasmo avvertiti sin dal principio nei confronti della struttura complessiva del Protocollo ENV, delle categorie, sottocategorie e dei relativi molteplici criteri trattati, dell’approccio “olistico” nella definizione dei livelli di realizzazione dei crediti, uniti alla solida preparazione e chiarezza dei docenti ICMQ S.p.a., i quali hanno agevolato il trasferimento dei contenuti espressi nel Protocollo in lingua statunitense, mi hanno portato a sostenere e superare l’esame dopo qualche mese e, tuttora, a seguire i corsi di aggiornamento annuali.

  1. In quali occasioni ha avuto e ha la possibilità di promuovere i principi del Protocollo Envision?

Allo stato attuale, in relazione al contesto e al tipo di attività svolta, perlopiù di tipo manutentivo su strutture stradali e opere d’arte esistenti, non ho avuto occasione di promuovere direttamente e con facilità i principi del Protocollo, sebbene mi sia impegnato ad intraprendere un percorso arduo e graduale volto da un lato ad individuare gli specifici ambiti del Protocollo applicabili anche a interventi di recupero e risanamento conservativo di manufatti in esercizio e, dunque, non solo a nuove opere da concepire sin dal principio e, dall’altro, a predisporre approcci progettuali capaci di considerare gli interventi, diversamente da quanto sinora compiuto quasi per mera consuetudine, sotto tutti i profili, ovvero, includendo le esternalità addotte e le relazioni intrecciate dai medesimi con l’ambiente, il territorio e il contesto viabilistico e urbano. Del resto, la conformazione storica del nostro Paese, caratterizzato da una molteplicità di opere necessitanti di risanamento, recupero conservativo e riconversione, impone più che mai l’esigenza di dare corso a questo tipo di impostazione. Da questo punto di vista, il Protocollo ENV, essendo contraddistinto da completezza, versatilità e apertura, è certamente in grado di offrire ottimi spunti in tal senso, atteso che anche la più “semplice” progettazione di aree di cantiere interferenti con mobilità veicolari e pedonali possa essere impostata e gestita in un’ottica di sostenibilità.

  1. Quali sono, in base alla Sua esperienza e ambito di azione, i punti di forza del Protocollo Envision?

A mio avviso, ritengo che il Protocollo sia contraddistinto da tre punti di forza. Il primo consiste in un variegato e articolato compendio di tematiche e aspetti esplicati attraverso categorie, sottocategorie e criteri/crediti, che consente, anzitutto, di poter applicare il Protocollo stesso ad una vasta gamma di interventi aventi tipologie e finalità differenti, oltre che di inquadrare e approfondire, per ognuno di detti interventi, i più disparati ambiti di sostenibilità caratterizzanti i medesimi. Il secondo punto di forza, quale conseguenza del primo, consta nella possibilità di determinare quantitativamente, per ogni singolo progetto, mediante attribuzione di valori numerici ai diversi crediti considerati, un determinato livello minimo di certificazione finale ENV (Platinum, Gold, Silver e Verified), funzionale al grado di soddisfacimento dei requisiti richiesti dal Protocollo. Tale impostazione, “flessibile” dal punto di vista della molteplicità delle tematiche trattate, ma “definita” in tema di attribuzione di punteggi, oltre che, come già detto, “olistica” nel relativo complesso, è tale da permettere di sottoporre al processo di verifica del livello di sostenibilità anche interventi che, almeno a prima vista, sembrerebbero difficilmente certificabili, ma che invece, se valutati in tutte le rispettive componenti, potrebbero includere rami certamente sviluppabili in un’ottica di sostenibilità. Questa prerogativa, a certificazione di progetto ottenuta, consente altresì di manifestare alla collettività lo sforzo compiuto nel consegnare un’opera sostenibile. Il terzo punto di forza è la compatibilità del Protocollo ENV, già per come è impostato ora, con quanto richiesto dalla “Tassonomia Europea” entrata in vigore lo scorso 31/12/2021.

  1. Come vede, nel prossimo futuro, la diffusione di questo Protocollo?

Nel corso del tempo, il Protocollo ENV, seppur con gradualità, sarà destinato a conoscere sviluppo ed espansione su larga scala, grazie anche ai molteplici investimenti previsti in diversi ambiti. Il PNRR, ad esempio, contempla interventi diffusi mirati non solo alla realizzazione di nuove opere, ma anche, con particolare riferimento al nostro Paese, al miglioramento, al potenziamento e alla riconversione delle infrastrutture esistenti. In tale contesto, il Protocollo, proprio grazie alla relativa versatilità e apertura, si dimostra essere uno strumento prezioso, in quanto in grado di fornire agli ENV SP gli elementi utili ad indentificare e valutare tutti gli svariati dettagli di un intervento che possano concorrere al perseguimento di sostenibilità e innovazione. Ampliando, poi, la visione a uno scenario più esteso, occorre rilevare come il rapido sviluppo tecnologico e digitale, l’incremento della popolazione, le mutazioni climatiche e i sovvertimenti geopolitici, impongano il non dover più considerare ogni opera o intervento “isolato” rispetto al contesto nel quale è inserito, bensì come parte integrante di una filiera, nella quale la sostenibilità legata alle risorse sfruttate e all’impatto transitorio e finale prodotto sugli stakeholders, assuma un ruolo di assoluto rilievo ai fini del successo di un’operazione. Dunque, anche sotto tale profilo, reputo che il Protocollo ENV costituisca una guida adeguata a concepire e realizzare infrastrutture “condivise”, caratterizzate cioè dal giusto compromesso tra finalità ultime perseguite dalle opere stesse e contemporanea salvaguardia di ecosistemi, oltre che tutela e consolidamento di contesti sociali e, se vogliamo, più in generale, soddisfacimento degli obiettivi previsti da “Agenda 2030”.

  1. Quali sono gli ambiti in cui ancora è necessaria un’azione di sensibilizzazione a questi principi?

Ad oggi, a seguito di avvenuta certificazione ENV di alcuni progetti nell’ambito di infrastrutture ferroviarie e parchi eolici, sono state pubblicate specifiche Linee Guida stilate in collaborazione con le rispettive società aventi titolarità e competenza gestionale su tali infrastrutture. Sarebbe interessante, oltre che opportuno e vantaggioso, estendere tale pratica ad ulteriori tipologie di infrastrutture, quali, ad esempio, le stradali, le idrauliche, le ambientali, etc., in modo che anche in tali ambiti i relativi enti gestori possano disporre di specifiche Linee Guida, utili ad approcciare i progetti, sin dal relativo concepimento, in un’ottica tesa al conseguimento degli obiettivi di sostenibilità previsti dal Protocollo ENV. Analoga prassi dovrebbe trovare larga applicazione anche nelle Pubbliche Amministrazioni, attualmente destinatarie di molteplici finanziamenti finalizzati alla realizzazione di nuove infrastrutture e/o al potenziamento e riconversione delle esistenti. Tali Enti locali e territoriali sono infatti chiamati a svolgere un ruolo chiave nella gestione dei procedimenti e, in definitiva, nella stesura di capitolati e disciplinari contenenti precise indicazioni e prescrizioni da rivolgere agli operatori economici, incaricati di sviluppare le fasi progettuali ed esecutive dei diversi interventi, affinché i medesimi possano essere “guidati”, nella fattispecie tramite applicazione del Protocollo ENV, nel concepimento di progetti e nella successiva realizzazione di opere tese a raggiungere obiettivi di sostenibilità.

  1. Quali consigli si sentirebbe di dare ad altri soggetti/organizzazioni perché si avvicinino alla conoscenza del Protocollo Envision?

Il primo suggerimento è senza dubbio quello di sviluppare una nuova e più coerente impostazione mentale, tesa a considerare un’opera qualsiasi non più come “chiusa” e volta a perseguire, come unico obiettivo, quello per cui viene concepita, bensì come “aperta” rispetto al contesto nel quale è collocata e per questa ragione suscettibile di provocare perturbazioni, determinare trasformazioni e generare interazioni all’interno dello stesso. Il secondo suggerimento, diretta evoluzione del primo, è quello di nutrire anzitutto interesse e passione nell’approfondire i concetti e criteri alla base dello sviluppo sostenibile e nello sforzarsi di individuare, nello specifico, sulla scorta delle conoscenze in possesso, i possibili e molteplici aspetti di un qualunque intervento che possano concorrere a determinarne la sostenibilità. Il terzo suggerimento consiste nell’oggettivare e perfezionare quanto sopra avvalendosi di un vademecum completo, chiaro, efficace, aperto e versatile come il Protocollo ENV, applicabile a svariate tipologie di interventi e in grado di offrire i mezzi indispensabili a concepire infrastrutture adeguatamente integrate nell’ambiente e nelle comunità. In tal senso, i corsi di preparazione all’esame ENV offerti da ICMQ S.p.a. rappresentano valido supporto a un iniziale approccio al Protocollo, a una successiva disamina del medesimo e a una valutazione di applicazione del Protocollo stesso ad alcune infrastrutture di più recente realizzazione, le quali hanno avuto il pregio di potersi fregiare della relativa certificazione ENV.

  1. Quali aspettative ha dal network di Envision Supporter ed Envision SP?

L’aspettativa nutrita nei confronti del network è che quest’ultimo possa proseguire nella propria funzione di rendere disponibili informazioni, aggiornamenti, manuali e documenti, oltre che di coinvolgere, tanto i Supporter, quanto gli ENV SP (talvolta coincidenti), in iniziative e/o eventi ulteriori rispetto ai semplici momenti di aggiornamento formativo previsti a cadenza annuale. Sotto tale profilo, posso affermare come la presente intervista alla quale mi sono sottoposto, così come la conferenza in programma nel corso della primavera, costituiscano momenti di approfondimento e scambio aventi grande utilità, se non altro, per consentire ai partecipanti di acquisire informazioni riguardo a novità e aggiornamenti nell’ambito del Protocollo ENV e della relativa applicazione a progetti concreti. Oltretutto, la narrazione delle diverse esperienze vissute dagli ENV SP nell’ambito di progetti che abbiano già conseguito la certificazione, può costituire supporto e stimolo sia ai “colleghi” che, per la prima volta, si apprestino ad intraprendere il percorso di registrazione, verifica e certificazione di un progetto, sia a coloro che, non essendolo, intendano divenire Envision Supporter o, ancora meglio, Envision SP.

  1. Ha qualche suggerimento da lasciare ad Envision Italia e agli altri Supporter?

Il suggerimento che mi sentirei di lasciare ad Envision Italia è anzitutto e senza dubbio quello di proseguire nella proficua e preziosa attività di supporto agli ENV SP, esplicata mediante divulgazione di notizie, aggiornamenti circa nuovi progetti certificati e/o in corso di certificazione, guide, regolamenti, eventi organizzati e documentazione varia, alla quale, tuttavia, proporrei di affiancare un processo di sensibilizzazione all’utilizzo del Protocollo ENV da parte delle Stazioni Appaltanti, siano esse pubbliche che private, da attuare fornendo a queste ultime suggerimenti e indicazioni utili a configurare capitolati e disciplinari tesi al conseguimento di progetti e infrastrutture sostenibili. Agli altri Supporter ENV, tanto più se ENV SP, suggerirei la condivisione delle proprie esperienze maturate nel corso del tempo in tema di ENV, ancora meglio se le medesime siano correlate alla concreta avvenuta applicazione del Protocollo nell’ambito di taluni progetti certificati o in corso di certificazione. Ciò potrebbe agevolare lo svolgimento delle attività da parte degli ENV SP che, per la prima volta, siano chiamati ad offrire le proprie competenze in materia nell’ambito di progetti, per i quali si intenda seguire il percorso di certificazione ENV.

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